Salmone, quando lo scopri ti viene il voltastomaco: non lo comprerai mai più I La scoperta è sconvolgente
Un pesce diffuso come il salmone merita un’attenzione particolare per capire quale scegliere e secondo quali criteri
Uno dei pesci più diffusi è senz’altro il salmone, che troviamo nei menu di diversi ristoranti e perfino anche in molte pizzerie. Sui banchi dei supermercati è altrettanto fra i pesci più rappresentati e meno costosi. Il salmone è diventato un vero e proprio cibo di status: un tempo se lo poteva permettere solo un certo tipo di ceto. Ora è diventato una conquista gastronomica per tutti.
Tra le varie tipologie di salmone che si trovano sul mercato, il più diffuso è quello affumicato, che, se viene consumato in maggiore quantità in occasione delle Festività natalizie, continua comunque tutto l’anno ad avere la propria schiera di estimatori che si riservano le falde di questo saporito pesce di provenienza nordica su tartine o crostini.
Anche il costo del salmone è importante, perchè anche il costo della materia prima è significativo per determinarne la qualità. Secondo un’analisi pubblicata dal quotidiano britannico The Guardian, 100 grammi di salmone affumicato dovrebbero costare dai 7 euro in su, perché sia buono davvero. Non solo per il palato, ma anche per il nostro corpo: perché abbia le qualità che ci aspettiamo.
Il problema è comunque collegato agli allevamenti di salmone (sia intensivi che distensivi). Se qualcosa costa poco, è evidentemente costato poco produrla. E per i salmoni, “costare poco” significa essere allevati a gruppi anche di 100mila esemplari in vasche di 30 metri di diametro, con tassi di mortalità che arrivano a sfiorare il 25%.
La situazione dei salmoni in commercio
Quelli che troviamo in commercio sono per lo più salmoni atlantici, provenienti dagli allevamenti in Norvegia. Per favorire il rapido aumento del peso corporeo, vengono alimentati con mangimi poco salubri. Tra gli effetti più visibili ci sono l’aumento della percentuale di grasso e il colore diverso che assume la carne. A fianco ci sono anche situazioni di poca igiene e di mancata sicurezza alimentare.
E’ un problema dei salmoni, ma anche nostro, che li mangiamo. La UE permette livelli di diossine 9 volte superiori a quelle contenute nel pollo, manzo e 30 volte rispetto a quelle contenute nel maiale. Poi se hanno poco spazio per nuotare, saranno più grassi, e parte di quel grasso lo mangeremo noi. L’alimentazione determina il colore rosso del salmone selvaggio, mentre quello d’allevamento è colorato.
Cosa fare per tutelarsi
La prima cosa da fare, quando si tratta di alimenti, è leggere bene l’etichetta per capire bene da dove arriva il pesce che stiamo per comprare. Se lo troviamo fresco sul banco del pesce bisogna guardare l’aspetto: il salmone pescato, o cresciuto in allevamenti distensivi, ha meno striature bianche e un colore rosa intenso, dovuto alla dieta a base di crostacei,
Il salmone allevato con metodi intensivi ha le striature bianche molto più pronunciate ed evidenti e un colore rosa parecchio più pallido, perché gli integratori che ha ricevuto nel corso della sua vita non riescono comunque a riprodurre la tonalità naturale. Inoltre anche la consistenza è diversa. Per quanto possibile, dunque, conviene comperare salmone selvaggio.