Salmone, devi smettere di mangiarlo oggi stesso: quando lo sai ti viene il mal di stomaco I Uno scandalo che sia legale
Il salmone è un alimento molto diffuso ma alcuni suggeriscono che sarebbe meglio non portarlo mai in tavola
Il salmone è un pesce tipico di alcune zone subartiche ed artiche. Il suo allevamento, però, può svolgersi anche in aree più meridionali, sebbene non sia certo un animale caratteristico del centro-sud Europa. Il pesce colonizza acque salate, dolci e salmastre, e compie alcune migrazioni (2-3) dal mare ai fiumi per potersi riprodurre.
Il salmone, inteso come alimento, appartiene al 1° Gruppo Fondamentale degli Alimenti. Sotto il profilo nutrizionale, il suo consumo è finalizzato al raggiungimento delle razioni raccomandate di: proteine, sali minerali, alcune vitamine del gruppo B, vitamina D, vitamina A e acidi grassi essenziali.
Nella dieta, il salmone potrebbe essere consumato con una frequenza “settimanale”. Una porzione da 150-250g, al massimo ogni 2-3 giorni, è infatti sufficiente ad appagare i criteri basilari di una sana e corretta alimentazione. Meglio, quindi, evitare di consumare solo salmone poiché anch’esso presenta degli aspetti non del tutto positivi o controversi.
Va poi aggiunto che il salmone è un alimento molto ricco di grassi; pertanto, va raccomandato di valutarne accuratamente le porzioni (che devono essere rapportate al fabbisogno individuale) e di evitare, specie in caso di sovrappeso, la sua contestualizzazione all’interno di ricette ricche di grassi da condimento (olio, panna ecc.).
Non sempre è bene consumarlo
Del salmone esiste diversa letteratura e spesso si parla delle sue carni e delle ricette che ne derivano, ma non sempre si parla di come viene allevato. Pertanto, il recente elenco reso noto sui salmoni allevati è decisamente sorprendente. Per prima cosa, la mancanza di pulizia dei reflui nelle vasche: non vengono risciacquate e i pesci vivono assieme ad escrementi e rifiuti.
Si affianca a questo, il sovrapopolamento: molti esemplari in pochissimo spazio non sono certo il massimo. Pesci che mostrano le carni dello stesso colore dei fratelli selvaggi, ma che in realtà hanno subito un’alimentazione ad hoc, con l’inserimento di colorante rosa nel mangime, che, tra l’altro contiene derivati di animali, spesso dai maiali.
Dettagli preoccupanti
Come non bastasse, dall’aprile del 2013 l’UE ha dato alla Norvegia il consenso per l’aumento di Endosulfunano, un insetticida tossico, all’interno del cibo per i salmoni. Gli esemplari vengono catturati con reti che vanno ad interessare spesso anche foche, uccelli e leoni marini che rimangono intrappolati, mettendo a rischio la vita.
Infine, per ottenere un chilo di salmone ne servono almeno 5 di altri pesci, con l’aumento quindi dello shock ittico. Inoltre, con l’aumento dei salmoni di allevamento, la conseguenza è la diretta diminuzione di quelli selvaggi. Un allarmante motivo, viene poi dai pediatri norvegesi che dichiarano che l’alto livello di tossine nei salmoni può provocare danni al cervello dei bambini.